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| « indietro CARL SANDBURG,Chicago Poems, a cura diFranco Lonati, premessadi Francesco Rognoni,Milano, Sedizioni, 2017, pp. 376, € 29.99.Sandburg è un poeta importante chesi tende a prendere troppo sottogamba.In Italia ha avuto alcune edizioni parziali,ma non ha mai conosciuto la fortuna(a dire il vero esagerata) del corregionaleEdgar Lee Masters. Rimedia all’ingiustiziaquesta prima edizione integrale dei ChicagoPoems, apparsi nel 1916 e subitoapprezzati per la loro novità, forza, chiarezza.La ripresa di motivi whitmaniani (lademocrazia, la città, la vita quotidiana,nonché il verso libero) confermava la vitalitàdi una tradizione. Ma fra i maestridi Sandburg è anche Stephen Crane. Sileggano nella sezione Other Days (1900-1910), cioè testi antecedenti all’esplosionechicagoana, queste Lettere a imagistimorti: «EMILY DICKINSON: / Tu ci haidato il bombo che possiede un’anima, / Ilviaggiatore eterno fra i malvoni, / E comeDio se la spassa nel giardino di un cortile.// STEVE CRANE: / La guerra è gentile enoi non conoscevamo la gentilezza dellaguerra prima che arrivassi tu; / Né i cavalierineri e il cozzare di lance e scudi lànel mare, / Né i borbottii e gli spazi che silevano dai sogni se li chiami».Uomo rozzo all’apparenza, lo svedeseSandburg in realtà è ben consapevoledell’imagismo ante litteram che precedequello londinese che Pound propagandavasulle colonne di «Poetry» (la rivistache scoprì entrambi). Non so se Pounded Eliot si accorsero mai dell’esistenza diDickinson e Crane, da cui avrebbero potutoapprendere qualche lezione, convinticome erano che l’ultima parola venisseda Parigi e dai provenzali...Sandburg dunque la sa lunga, e componeun ampio libro di poesie sulla suacittà proterva e magnifica. Mentre Whitmancelebra Manhattan come una visionedi paradiso, specie se la può godereseduto a cassetta accanto a un giovanee amichevole vetturino, Sandburg, piùsintetico, insiste molto sugli aspetti cupi,lo sfruttamento, la violenza, che non distruggela bellezza della metropoli e dellasua gente: prostitute, wops, lavoranti chemaledicono il giorno che hanno messo sufamiglia. «Volesse Dio che non t’avessimai veduta, Mag». Mag, ci dice Lonatinell’ampia postfazione (pp. 345-69), è«una poesia d’amore assai anticonvenzionale». (Segnalo che Lonati è ancheautore di un ampio e utile commento allaraccolta: I am the people: Carl Sandburge i Chicago Poems, Aracne, 2015.) Sipotrebbe aggiungere che Mag è un belrisultato: far sentire la voce dello sfruttatosenza commentare. Oppure visitiamoi bassifondi di Harrison Street Court: «Hosentito le labbra di una donna / Parlarea una compagna / E dire queste parole:/ A una che batte / non resta mai niente/ di tutto il suo battere. / C’è chi si prendesempre / quanto mette in tasca sullastrada». Siamo lontani dall’empito whitmaniano,nel mondo del Novecento cheSandburg conosce e rappresenta francamente,senza retorica.Oltre alle Chicago Poems che gli hannodato la fama, questa corposa raccoltadel 1916 comprende sei sezionipiù e meno ‘imagiste’: Manciate, Poesiedi guerra (1914-15), La strada e la fine,Nebbie e fuochi, Ombre, Altri giorni. Unpoeta si giudica dalla sua tenuta, e si capisceperché questo libro rivelò un talentodi primordine che resterà al centro dell’attenzione,senza svendersi, per tutta lavita, fino alla collaborazione col cognato,il geniale fotografo Edward Steichen, nellafortunata mostra del 1955, The Family ofMan. Lonati ci ricorda le sue importantiopere in prosa, la raccolta di canzonipopolari The American Songbag (S. eraanche musicista ed esecutore di testi suoie altrui), le biografie di Lincoln. Riportaanche la divertente serie di definizionisurreali della poesia inclusa nella raccoltaGood Morning America (1928). Questaprima edizione integrale italiana di uno deilibri più importanti di poesia americanadel Novecento è dunque un contributoessenziale, godibile, e ricco di scoperteper chi appunto pensa che ormai suquella straordinaria stagione intorno allaguerra si sappia tutto. L’edizione è introdottada un’accorta premessa di FrancescoRognoni (pp. 7-13), che è il direttoredella collana Fragmenta che ospita questeChicago Poems. Collana a dire il verofin troppo raffinata per queste poesie‘proletarie’, qui presentate regolarmentea pagina nuova anche quando si trattadi poche righe. Credo che Sandburg siavvantaggerebbe di una presentazionemeno mallarméana, più sobria, delle sueschegge. Ma è già un miracolo oggi cheun libro così (in)attuale trovi un editore appassionatoe bibliomane, ed è bene cheSandburg sia anche da noi incoronatoper quel classico tutto da scoprire che ineffetti è.Ecco che nel 1915, quando l’Americanon s’era ancora gettata nel massacrodella Grande guerra, il lucido Sandburgvede l’osceno scenario creato da governantie sfruttatori: «Sotto il sole / Ci sonosedici milioni di uomini, / Scelti per i denti splendenti, / La vista acuta, le gambesode, / E un flusso di sangue caldo e giovanenei polsi, // E un fluido rosso scorresull’erba verde; / E un fluido rosso bagnail suolo scuro. / E i sedici milioni uccidono...e uccidono e uccidono» (Assassini).Ora sappiamo perché la poesia americanaè così prepotentemente emersaun secolo fa dando risultati forse non piùeguagliati, almeno per quanto riguarda laloro risonanza nazionale e mondiale.(Massimo Bacigalupo)¬ top of page | |||||
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